La categoria professionale degli addetti ai call center dal punto di vista della sicurezza sul lavoro, è esposta a una serie di rischi per la salute determinati dalle caratteristiche della propria postazione e dalle condizioni presenti nell’ambiente circostante.
Spesso, tali operatori (prevalentemente di sesso femminile) si trovano a lavorare sotto pressione (per raggiungere il massimo rendimento), in spazi ad alta concentrazione (fino a 200 persone in un unico ambiente), caratterizzati da sovraffollamento, condizioni microclimatiche inadeguate e scarsa illuminazione.
I principali rischi, tuttavia, sono rappresentati dalla pessima acustica presente nei locali di lavoro (causata da continue interferenze) che provoca nei soggetti un innalzamento del tono di voce determinando un sovraccarico delle corde vocali e un conseguente affaticamento dell’udito.
Gli addetti, infatti, parlando con i clienti per 7-8 ore al giorno sono esposti a elevati livelli di pressione sonora in cuffia e possono avere problematiche dovute alle apparecchiature, quali: segnali anomali, scariche, impulsi, risonanze o disturbi elettrici.
La letteratura disponibile mostra come tali “choc acustici” siano in grado di condurre, a lungo termine, a danni permanenti all’apparato muscolo-legamentoso e neurosensoriale dell’orecchio.
A tal proposito, la Commissione consultiva permanente è impegnata nella valutazione d’idonei dispositivi da impiegare (compressori, limitatori di livello sonoro e dosimetri) in modo da controllare adeguatamente il rumore ambientale e tutelare questa fascia di lavoratori dai disturbi acustici.